Le autorità italiane hanno arrestato nove persone accusate di sfruttamento di lavoratori agricoli su un aereo a Gioia Tauro, nella regione meridionale della Calabria. Tra le vittime diversi migranti di origine subsahariana residenti nella tendopoli di San Ferdinando.
Il 4 marzo, la polizia italiana ha arrestato nove persone – tre delle quali imprigionate e sei agli arresti domiciliari – per presunto sfruttamento di lavoratori migranti nella piana di Gioia Tauro, in Calabria.
I sospettati, inclusi datori di lavoro e presunti capi di gang, sono accusati di intermediazione illegale e sfruttamento del lavoro e proprietà fittizia di beni, tra le altre accuse, secondo fonti investigative.
Gli arresti sono stati effettuati a seguito di un’indagine della polizia di Reggio Calabria e di Gioia Tauro.
Gli investigatori hanno detto di aver scoperto che diversi lavoratori agricoli migranti di origine subsahariana venivano sfruttati. I migranti alloggiavano presso il campo tendato di San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria. Il campo è stato smantellato nel marzo 2019.
Una rete criminale
Gli arresti, le operazioni di perquisizione e il sequestro dei beni da parte delle forze dell’ordine sono stati effettuati nell’ambito di operazioni effettuate nella provincia di Reggio Calabria e nella città di Caserta. L’indagine riguarda diversi episodi avvenuti tra giugno 2018 e giugno 2019, affermano fonti investigative.
Le fonti affermano che un’indagine sulle aziende agricole locali, le denunce di numerosi lavoratori agricoli e le intercettazioni telefoniche hanno rivelato un contesto criminale in cui datori di lavoro, capi di gang e intermediari stavano sfruttando i lavoratori.
I leader delle gang e gli intermediari hanno reclutato lavoratori stranieri a prezzi bassi ei datori di lavoro li hanno sfruttati nei campi, approfittando della loro estrema povertà, hanno detto fonti investigative.
Imprenditore considerato vicino al sindacato criminale locale arrestato
Il principale sospettato della cosiddetta inchiesta “Rasoterra” è stato individuato in Filippo R., un imprenditore di 52 anni considerato vicino ai clan Piromalli e Mole dell’organizzazione criminale Ndrangheta in Calabria.
Sono stati arrestati anche due sospetti leader di gang: il senegalese Ibrahim N., detto “Rasta”, 40 anni, e Kader K., detto “Cafù”, 41 anni, della Costa d’Avorio.
Altri sono stati agli arresti domiciliari, tra cui il figlio di Filippo R. coinvolto nella vicenda con la sorella, indagata per presunto proprietario della fattoria sequestrata il 4 marzo nell’ambito delle indagini. .
L’attività era in realtà gestita dal padre che sfruttava i migranti che vivevano nella tendopoli di San Ferdinando, hanno detto gli investigatori.
Approfittando della loro situazione, R. e altri imprenditori del settore agricolo avrebbero reclutato lavoratori agricoli africani, costringendoli a lavorare in condizioni disumane e pericolose.
I migranti, che sono stati anche costretti a lavorare sotto la pioggia, sono stati pagati 50 centesimi per ogni scatola di agrumi che hanno raccolto, hanno detto gli investigatori.
L’indagine ha anche dimostrato i contatti di Filippo R. con i capi delle gang e gli intermediari che controllavano i migranti che lavoravano nei campi per suo conto, dicono le fonti.
“Le intercettazioni hanno rivelato un contesto criminale preoccupante”, ha detto il capo della squadra di volo locale, Francesco Rattà.
“Alcuni operai, che vivevano nel campo tendato, sono stati reclutati da mafiosi e pagavano 25 euro al giorno, quasi la metà dello stipendio fissato dal contratto collettivo”.
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