Come annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e confermato dai ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Regioni) “toccherà al Parlamento” decidere sulle rinunce natalizie, “assumendosi tutte le responsabilità”. Il governo, visto l’allarme dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), farà comunque di tutto perché l’inasprimento sia “estremamente limitato”.
Anzi, se fossero Speranza e Boccia, “non dovremmo allentare le misure, o addirittura renderle più difficili”. Traduzione: al momento di Natale, Saint Etienne e 1 gennaio (non è escluso, però, che la deroga si applicherà definitivamente solo il 25 dicembre) il divieto di non superare i limiti del proprio comune cadrà probabilmente, ma solo per centri inferiori a cinquemila abitanti e con un “raggio di viaggio limitato”. Venti chilometri, non di più. E forse solo tra “comuni limitrofi”. Insomma, non potrai lasciare le città, grandi o piccole. Tanto più che viene respinta l’ipotesi di sfollamento entro i confini della Provincia.
La decisione finale sarà presa entro mercoledì, quando le mozioni di maggioranza e opposizione saranno votate in Senato. Nelle prossime ore il governo lavorerà con i vertici dei gruppi M5S, Pd, Italia viva e Leu per “limitare il più possibile” l’esenzione da inserire nella mozione di maggioranza. Dopo di che Racconto avrà tre strade da percorrere. Il primo è quello di revocare il decreto del 2 dicembre che ha introdotto il divieto di viaggiare entro tre giorni di ferie e di presentare un altro con “il leggero allentamento” a favore della mobilità tra piccoli comuni limitrofi. Ma ciò costringerebbe il presidente del Consiglio ad arrendersi al Consiglio dei ministri sotto shock con Speranza, Boccia e Dario Franceschini, portabandiera della linea rigorosa.
La seconda via: un emendamento, presentato dai gruppi parlamentari al decreto Ristori attualmente all’esame del Senato. La terza, la più difficile: aggirare l’ingorgo che impedisce alla Camera di modificare il decreto del 2 dicembre, chiedendo una pausa nel calendario dei lavori della Camera di Montecitorio.
Vedremo. Il tecnicismo in questa fase è marginale. Quello che conta è questo per i tecnici di Speranza, Boccia e ISS e CTS Natale “Rappresenta un rischio molto alto”. Potenzialmente molto più pericoloso del “tutto libero” di agosto, perché “questa volta gli incontri si svolgeranno al chiuso e quindi le probabilità di contagio saranno maggiori. Per questo bisogna evitare pranzi o cene tra non conviventi ”, non si stanca di ripetere Speranza. Inoltre c’è l’allarme per il caso Veneto e per il precedente del Giorno del Ringraziamento del 26 novembre negli Stati Uniti in cui sono partiti oltre 50 milioni di americani, scatenando (secondo gli esperti) nelle ultime ore una nuova ondata di morti (oltre 3.000) e nuovi contagi (220.000).
Per questo anche Speranza ieri ha messo a verbale: “Sono preoccupato per le due settimane di ferie natalizie, se passasse il messaggio” libera tutto “tornerebbe in una fase pericolosa a gennaio e febbraio quando lo saremo noi. nel bel mezzo della campagna di vaccinazione “. E Boccia ha aggiunto: “Se vogliono togliere le restrizioni” a viaggiare in “tutti i comuni italiani ci troveranno molto contrari, noi vogliamo difendere gli anziani ei più fragili”. A ciò è seguito un richiamo di avvertimento a senatori e deputati: “Il Parlamento è ovviamente sovrano, e se il Parlamento decide di rimuovere i confini tra i confini comunali rendendo tutto aperto, chi lo fa se ne assume la responsabilità”.
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