Tre persone hanno ricevuto mandati di arresto domiciliare e un divieto di soggiorno nella città di Prato, in Toscana. Presumibilmente hanno sfruttato dozzine di lavoratori migranti.
Martedì la polizia della città di Prato, in Toscana, ha emesso mandati di arresto per tre cittadini cinesi. Due di loro sono stati posti agli arresti domiciliari, uno di loro è stato bandito dalla residenza.
Si dice che i tre abbiano sfruttato almeno 30 lavoratori, la maggior parte dei quali migranti dal Bangladesh e dal Pakistan. Tra i presunti lavoratori sfruttati c’erano anche un cittadino afghano e un cittadino cinese.
Migranti costretti a lavorare durante il blocco del coronavirus
La polizia aveva svolto un’indagine di dieci mesi su un’azienda di abbigliamento locale. L’azienda impiegava una trentina di uomini senza documenti di lavoro che avrebbero avuto un disperato bisogno finanziario.
Gli investigatori dicono che i lavoratori lavoravano sette giorni alla settimana, dalle 12 alle 14 ore al giorno. Ai lavoratori sarebbe stato richiesto di continuare a lavorare anche durante i periodi di blocco del coronavirus.
“Lavoravano in condizioni disumane”, ha detto in conferenza stampa il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi. “È una situazione che illumina una dolorosa realtà”.
Sospetti accusati di sfruttamento lavorativo
I tre indagati sono accusati di sfruttamento lavorativo e immigrazione clandestina, in forza di un articolo di legge italiana che rende responsabili i titolari dell’azienda in cui avviene lo sfruttamento.
Secondo quanto riferito, gli investigatori hanno scoperto che mentre uno dei tre sospetti gestiva ufficialmente l’attività, era solo una copertura e gli altri due gestivano l’attività. Gli ultimi due sono attualmente agli arresti domiciliari.
L’azienda e un centinaio di macchine sono state sequestrate dalle autorità. Un importo complessivo di 250.000 euro è stato sequestrato dal patrimonio dell’azienda perché non aveva versato contributi previdenziali.
Congratulazioni agli investigatori
Il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, si è congratulato con la procura e la polizia cittadina per l’operazione.
“E ‘stata un’indagine esemplare, che ha pochi eguali in Italia e per la quale vorrei ringraziare l’accusa e le forze di sicurezza”, ha detto Biffoni.
Anche Stefano Ciuoffo, consulente legale della Toscana, ha commentato il caso e ha ringraziato pm e polizia. Ha detto: “Il flagello dello sfruttamento del lavoro persiste e continua a moltiplicarsi. Questo è un comportamento spregevole nei confronti delle persone fragili costrette alla schiavitù, che è stato fermato grazie agli sforzi. E all’efficienza delle forze di sicurezza e dell’accusa, che vorrei ringrazio. “
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