Quando il professor Ranjitsenh Decil ha chiesto l’ubicazione della scuola femminile nel villaggio indiano a cui era stata assegnata, gli adulti hanno indicato una capanna annessa a una stalla. Neanche i discepoli erano presenti: uno su dieci andava di tanto in tanto a lezione, gli altri lavoravano duramente nei campi e si preparavano a contrarre matrimoni senza barba. Nessuno parla la lingua ufficiale. Così il maestro imparò il loro accento e tradusse i libri di testo. Poi, con l’aiuto delle nuove tecnologie, in un profetico mix di faccia a faccia e apprendimento a distanza, si appassionano all’arte e alla poesia, senza tralasciare la matematica. Adesso in quel villaggio le ragazze non sono più sposate. Vanno tutti a scuola e hanno diplomato il primo allievo, che ora è cresciuto.
Si presumeva quasi che un simile insegnante avrebbe ricevuto un milione di dollari assegnato ogni anno al vincitore del Global Teacher Prize. Ed era quasi scontato che quando riceveva il premio, stesse parlando della necessità di condividere conoscenze e sforzi: mentre i medici salvano il mondo, gli insegnanti devono salvare il futuro. Ma a questo punto, il professor Deciel ha guardato gli altri nove concorrenti, compreso l’italiano, e ha aggiunto: Cominciamo condividendo il premio. Ti lascio la metà dell’importo. E questo, credimi, non è mai stato dato per scontato. In effetti, in molte versioni, questo non è mai successo. Niente è più potente di una parola, seguita da un gesto innegabile.
4 dicembre 2020 06:55 – Modificato 4 dicembre 2020 | 06:56
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