ROMA – Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, ha ottenuto ampi consensi dai mercati finanziari e dall’Unione Europea dopo aver disinnescato la crisi del debito del continente promettendo di fare “tutto il necessario” per salvare l’euro.
Questa potrebbe essere la parte facile. Draghi deve ora dimostrare di avere le carte in regola per diventare il prossimo primo ministro italiano, persuadere i partiti divisi del paese a sostenerlo e invertire la lunga recessione economica nelle profondità della peggiore pandemia in un secolo.
Il futuro dell’euro potrebbe dipendere ancora una volta dalle prestazioni di Draghi. La terza economia più grande della zona euro dopo Germania e Francia è il suo più grande problema a lungo termine. Il debito dell’Italia è alto, la sua crescita cronicamente bassa e la sua società sempre più frustrata.
Dalla Brexit, l’establishment politico nell’Unione Europea ha guardato con attenzione l’opinione pubblica italiana, che vedeva l’Europa come una risposta ai problemi dell’Italia, ma ora a volte vede l’Unione Europea e l’euro come parte del problema. Fedele al progetto europeo, Draghi cercherà di convincere gli italiani che i loro problemi sono fatti in casa.
La riforma dell’economia italiana è un puzzle che sfida i migliori sforzi di molti importanti tecnocrati e politici riformisti nell’ultimo quarto di secolo.
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