La parola “verificare” ricorda antichi rituali politici. Il solo accenno ad esso provoca un movimento di rifiuto tra i cittadini, perché richiede discussioni senza soluzioni, formule vuote che nascondono questioni di potere. Ma la verifica oggi è necessaria, perché c’è un chiaro problema politico nel governo che deve essere risolto. La maggioranza ha un solo modo per rendere meno probabile questa parola: distorcere il suo significato.
Se stai pensando invece di utilizzare la verifica, acquista te stesso Troppo poco tempo commetterebbe un errore fatale: non ha tempo, perché non c’è tempo. L’anno prossimo ha già fissato le priorità: sul lato sanitario sarà garantito il piano vaccinale nazionale e sul lato economico sarà mitigato il contraccolpo dovuto alla fine dei sussidi. Il primo trimestre del 2023 rappresenterà una svolta sensibile per il Paese, e non saranno in gioco le sorti del premier e delle forze che lo supportano, ma la credibilità delle istituzioni alla presenza dell’opinione pubblica.
Quindi varrebbe la pena controllare, per non farsi trovare impreparati È successo anche nella seconda ondata di Covid 19 con la rete sanitaria, la scuola, i trasporti pubblici e gli ammortizzatori sociali. Tutti questi errori hanno un’origine politica. C’è quindi un motivo per cui le parti esigono che il presidente del Consiglio abbia una maggiore collegialità nel processo decisionale e nella distribuzione dei compiti e dei ruoli nella fase di attuazione. La critica mossa a Giuseppe Conte in merito alla gestione del fondo recupero non è una scusa, perché la questione solleva due domande: chi decide come allocare le risorse? Qual è il criterio su cui si basa la selezione?
Nella fase di comparsa del virusLa politica era considerata orpello, essendo da parte come si fa con le cose ridondanti. Il processo di verifica avrà la funzione di rivedere le logiche e le task force di Dpcm, affidando la responsabilità delle azioni a chi dovrà poi rispondere ai cittadini. Se questo è lo spirito del dibattito, significa che la maggioranza capisce quello che i cittadini vogliono sentire dal governo alla vigilia di un altro anno difficile: “Siamo pronti”. Disponibilità a lavorare nell’interesse nazionale, dopo aver confrontato non più furbescamente l’opposizione che ha manifestato – a volte contraddittoria – voglia di collaborazione.
Si può inventare un altro termine Smettila di usare quella parola, ma gli acronimi, che non esistono, sono semplicemente inimmaginabili. Come non esiste un dogma insostituibile, così fa la teologia della conservazione, la magia della stabilità. C’è solo un paese in attesa. Il controllo avrà la funzione di rivedere la logica di Dpcm e le squadre di lavoro.
14 dicembre 2020 (modifica il 14 dicembre 2020 | 22:39)
© Riproduzione riservata
“Ninja appassionato della cultura pop. Fanatico dei viaggi certificato. Introverso. Nerd del web inguaribile. Pioniere malvagio della pancetta. Creatore.”