Sapada. Una macchina dopo l’altra in fila, a pochi metri di distanza, hanno raggiunto il gazebo provvisorio del Dipartimento di Prevenzione, organizzato sotto il ponte che collega i campi al sentiero nero, dove erano presenti sei operatori, per circa 4 ore, senza alcuna interruzione, è stato testato il primo segmento di popolazione. Sono 300 i residenti di Sabada che, su richiesta dell’amministrazione comunale, si sono recati ieri, a partire da mezzogiorno, al punto tampone temporaneo allestito nel villaggio di Bach Bassa, per essere testato per COVID-19.
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Secondo le precise indicazioni del bando che è stato consegnato a tutte le famiglie, i residenti, chiamati il primo giorno della visita, hanno imboccato la strada che dalla chiesa porta alla zona artigiana, divenuta unica direzione per questi tre giorni, e iniziata davanti alla recinzione gestita dai volontari della Protezione Civile locale.
Il sindaco Manuel Piller Hoover è stato il primo a sottoporsi al controllo, e subito dopo sono seguiti i consiglieri comunali. Sono bastati pochi minuti ciascuno, momento in cui l’operatore ha raccolto i dati anagrafici contenuti in un foglio distribuito dalla direzione tra martedì e mercoledì, l’altro ha eseguito il tampone, e poi ciascuno di Sappada è tornato ai propri impegni. C’era chi ha approfittato del cammino e si è presentato a piedi. A rendere la “luce” un pomeriggio che avrebbe preoccupato gli abitanti di Sapada, forse è stato il bellissimo paesaggio in cui gli abitanti della valle erano invitati a radunarsi: un gazebo è stato allestito davanti al maestoso Monte Sierra: controllare il paesaggio sembrava quasi rassicurare la sua gente, facendone un esame Il collettivo è una cosa naturale. “Sono qui per fare il mio dovere. Sono sicuro che presto tutto tornerà alla normalità”, ha detto Luigino Pfeiffer, autista dell’autobus e apprezzato musicista del villaggio, uno dei primi ad essere testato ieri.
Con i bar chiusi per il recente decreto del sindaco domenica scorsa, quello è stato il momento in cui la vita mondana di Sabada ha ripreso vita: non sono mancati gli scherzi e le battute tra i volontari, il locale e i compaesani in fila dal loro turno. Il caldo sole ha spinto l’attesa e, alle 15:30, la prima giornata si è conclusa con 300 tamponi su altrettanti uomini, donne e bambini che forse non ne erano consapevoli, così hanno scritto una nuova pagina nella storia della loro meravigliosa valle, una storia in cui speriamo avremo un lieto fine.
Il cuore dei residenti non è stato affatto scosso dagli avvertimenti emessi nei giorni scorsi sul rischio di una preoccupante epidemia nella località montana. Non c’è percezione di pericolo imminente, non c’è ansia, e la posizione è quella di una società che fa affidamento su un’amministrazione che ha dimostrato la sua capacità di affrontare una situazione in pochi giorni, in sintonia con la sanità e le autorità regionali. Non ha mai vissuto prima.
C’è la consapevolezza che per dare le risposte giuste bisogna seguire un percorso, sperimentale a livello regionale, in cui tutti contribuiscono. Si è trattato, infatti, del primo caso in Friuli Venezia Giulia in cui si è deciso di sottoporre un’intera comunità a un test Covid-19: occorrerebbero 48-72 ore per ottenere i risultati del test, e solo quando sapremo qual è l’effettiva situazione epidemiologica della zona, le autorità valuteranno cosa è necessario fare. Sappada potrebbe diventare una best practice in ambito sanitario per prevenire le epidemie e si sta rivelando un processo ripetibile in altre località della nostra regione dove si prevede che il virus si diffonda più rapidamente di altri.