UniCredit ha annunciato oggi che il suo attuale CEO, Jean Pierre Mustier, ha informato il consiglio di amministrazione che si dimetterà al termine del suo attuale mandato, che scade nell’aprile 2023 con quello del consiglio di amministrazione. “Innanzitutto vorrei ringraziare tutti i colleghi del gruppo per lo straordinario impegno negli ultimi anni. Insieme abbiamo implementato con successo il piano Transform 2019 e, di conseguenza, siamo in una posizione forte per continuare a supportare i nostri clienti e le comunità in tutti i nostri paesi, pur rimanendo un gruppo paneuropeo veramente vincente “, ha affermato Mustier . “Negli ultimi mesi, però – ha aggiunto – è emerso che la strategia del piano Team 23 e dei suoi pilastri fondanti non corrispondeva più all’attuale visione del board. Di conseguenza, ho deciso di lasciare il gruppo al termine del mio mandato nell’aprile 2023, al fine di consentire al Consiglio di definire la strategia futura ”.
Le indiscrezioni si susseguivano dal pomeriggio e Unicredit ha chiuso gli scambi in Piazza Affari con un tonfo di quasi il 5%. Che questa sia una questione politica, e non una questione di numeri, è un dato di fatto. Da quando è entrato in Unicredit quattro anni fa, Mustier ha ridotto drasticamente i crediti inesigibili della banca, semplificato la struttura organizzativa, ripristinato il bilancio e venduto asset non core. Prima della recessione dovuta alla pandemia, l’istituzione era in buona salute finanziaria. Era pronto anche per un’eventuale acquisizione, forse – altre indiscrezioni riportate – della Commerzbank tedesca. Tanto più che nel frattempo il lancio dell’OPA di Intesa Sanpaolo su Ubi ha ridotto i migliori candidati all’aggregazione in Italia.
Ma nei piani del Tesoro italiano, Unicredit sarebbe il cavaliere bianco dell’istituto senese. E l’eventuale uscita di Mustier potrebbe accelerare il processo. Il comitato per le nomine dell’istituto si riunirà questa settimana, dopo la riunione informale del consiglio di domenica scorsa. Nell’aprile 2023 scade il mandato dell’intero consiglio di amministrazione, mentre è già stato cooptato l’ex ministro Pier Paolo Padoan. Un nome importante, quello di Padoan, che ha seguito il fascicolo Mps durante la sua permanenza in via XX Settembre. Tra i nomi diffusi sulla stampa per un possibile cambio alla guida di Unicredit c’è quello di Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste. In una nota, il gruppo ha definito l’indiscrezione riportata dai giornali come “priva di ogni fondamento”.
Tra i candidati idonei anche Victor Massiah, ex amministratore delegato di Ubi Banca, o Marco Morelli, fino a pochi mesi fa alla guida di Mps. La discussione sulla governance è quindi inevitabilmente legata alla possibile valutazione di un’operazione con l’istituto senese. Gli analisti di Equita Sim ritengono che un accordo potrebbe rivelarsi neutrale in termini di rischio e capitale per Unicredit solo se i DTA delle due banche saranno pienamente riconosciuti (circa 3,6 miliardi ciascuno), nonché con un aumento di capitale di 2,5 miliardi.